Del resto, è piuttosto noto che i virus respiratori hanno una maggiore incidenza durante l’inverno, specialmente nelle regioni temperate. Secondo alcuni studi [1], infatti, sarebbero il clima secco e temperature rigide a permettere l’aumento delle infezioni virali. Questo sarebbe dovuto al fatto che queste condizioni indeboliscono il sistema immunitario, il quale non riesce a difendersi adeguatamente dall’attacco dei virus.
Nei mesi con i primi freddi, come l’autunno inoltrato, ma anche nella primavera, non è raro che ci siano epidemie di raffreddori e influenze provocate da virus.
Nei cambi di stagione e con l’arrivo del freddo, infatti, il sistema immunitario subisce una sorta di scombussolamento e ha bisogno di qualche settimana per abituarsi alle nuove condizioni climatiche: in questo periodo è più suscettibile all’attacco dei virus, che si diffondono rapidamente.
I virus respiratori, inoltre, sono di solito molto contagiosi, specialmente quelli che colpiscono le vie respiratorie superiori, pertanto, è facile che in questi periodi dell’anno colpiscano molte persone, specialmente i bambini, che non hanno ancora un sistema immunitario maturo, e gli anziani o le persone immunodepresse.
Ma non sarebbe l’unico motivo per cui il freddo influisce sulla diffusione di virus respiratori. Sebbene sull’argomento ci siano studi con risultati talvolta discordanti, la maggior parte delle prove scientifiche suggerisce che ci siano condizioni che possono provocare vasocostrizione delle mucose inalatorie.
Oltre alla riduzione della capacità immunitaria, dunque, inalare aria fredda, subire un intenso raffreddamento della superficie corporea e vivere uno stress da freddo indotto dall’abbassamento della temperatura corporea centrale sono situazioni che possono provocare risposte fisiopatologiche come, appunto, la vasocostrizione della mucosa del tratto respiratorio. Ciò renderebbe l’organismo più suscettibile alle infezioni.